Nella Los Angeles del presente una società di software crea, al tredicesimo piano del palazzo che la ospita, un simulatore capace di ricreare con avanzatissime tecnologie un altro mondo, e precisamente quello della Los Angeles del 1937, dove persone, anch'esse sviluppate dal computer, svolgono le proprie attività senza sapere di essere finte. Un mondo nel mondo, al quale si può accedere, appunto, dal tredicesimo piano del palazzo, grazie ad una macchina che consente alla mente umana di essere "trasportata" in quella di una persona che vive nel mondo fittizio. Il creatore, nonché proprietario di tutto ciò, Hannon Fuller (Mueller-Stahl) scopre però qualcosa, qualcosa di anomalo; dopo averlo scritto in una lettera, che lascia al barman dell'hotel nel 1937, torna al presente, ma viene misteriosamente ucciso. Il principale sospetto diventerà Douglas Hall (Bierko), socio di Fuller e destinatario del messaggio lasciato nel passato. Ma le cose si complicano ulteriormente quando una donna che compare dal nulla sostiene di essere la figlia di Fuller e si infatuerà di Hall, che tra un viaggio nel passato ed uno nel presente, scoprirà un'amara verità...
Tratto dal romanzo di Daniel Galouye "Simulacron 3", co-sceneggiato dallo stesso regista tedesco Rusnak, famoso in Germania per alcuni lavori televisivi, l'ennesimo film sulla realtà virtuale, sui pericoli che essa può creare (e crea) e sull'intreccio tra i due mondi. Un mondo nel mondo, ma non contenti di questo, gli sceneggiatori ne hanno aggiunto un'altro, come in un gioco di scatole cinesi. Ma chi ha un minimo di "cultura" cinematografica si accorge benissimo che questo film è un miscuglio (poco riuscito) tra "Matrix" e "Blade Runner". Di "Matrix" ritroviamo, oltre al mondo simulato, persino i "déjà vu", ma mentre nel primo stavano ad indicare un'imperfezione nel sistema, qui ne rappresentano l'utilizzo. Per quel che riguarda "Blade Runner" poi, ritroviamo non solo la ribellione ai propri creatori da parte delle "simulazioni" (che hanno scoperto il tutto), ma pure alcune scenografie, come la casa di Hall simile, fin troppo, a quella di Deckard nel film di Scott.
Preso di per sé, lontano dal contesto cinematografico al quale appartiene, e senza fare confronti, il film è tutto sommato accettabile. I colpi di scena tendono a non far calare l'attenzione dello spettatore. Buona la fotografia, anche se le scenografie non soddisfano in pieno. Una regia nella norma, effetti speciali adeguati, anche se a volte sembrano non essere stati utilizzati benissimo (si veda la Los Angeles del finale...), e un buon sonoro. Prodotto da Roland Emmerich, con la sua casa di produzione, la Centropolis. Musiche (adeguate) di Haral Kloser, e colonna sonora finale dei Cardigan con "Erase/Rewind". Da notare: il film inizia con una famosissima frase "I Think, Therefore I am" (Io penso, dunque sono).
Il tredicesimo Piano
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- Membro semplice
OFFLINE - Iscritto il: 12 mar 2003
Personalmente lo giudico un film eccellente... mi è piaciuto un sacco
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- Membro ufficiale
OFFLINE - Iscritto il: 28 mar 2003
me ne hanno parlato bene e mi sa che dopo sta recensione me lo vado a vedere...
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- Vecchio Saggio
OFFLINE - Iscritto il: 27 gen 2003
L'ho visto e devo dire che mi ha fatto piacere guardarlo. Non mi sono mai distratto, tiene sempre sul chi vive.